

Exit Magarìa è un percorso iniziatico, oltre il disincanto esistenziale, alla ricerca di radici inattingibili. Nata come appendice dell’album di canzoni Magarìa, quest’opera è la testimonianza di un dire poetico sperimentale, quasi un canto filosofico, di viaggio, amore e mito.
Dalla prefazione:
(…) È un viaggio che ho compiuto fisicamente in orizzontale, da Zurigo a Madrid, all’America; da New York-immaginario collettivo, all’ombra dei monumentali alberi Guanacaste della Costa Rica. Ed è un iter a ritroso e verticale, nella mia storia, dallo sradicamento all’origine (…)
Exit Magarìa si sviluppa rivisitando mitologie tradizionali, da Ulisse a Edipo, e decretandone di nuove, da David Bowie a Carmelo Bene. Si compie nei suoi tre capitoli, anche attraverso una fitta rete di citazioni, lungo toni e registri differenti: dall’inicip autobiografico, al farsesco e al profetico, all’esotismo sensuale e soffuso del finale; disegnando un climax ascendente e liberatorio.
L’autore svolge e insegna, per primo a se stesso, la via di una fuga verso una periferia del mondo, intesa come unico territorio possibile, della verità contingente dell’Eros, partendo dalla consapevolezza necessaria dell’alterità e della differenza, presupposto fondativo del linguaggio stesso.
(…) Che vado a fare a Venezia?
Senza il tuo corpo accanto,
bello
e brandito a dispetto
di tanta bellezza.
E d’ogni certezza,
che fa di un luogo mai visto,
l’esausto
e il comune.
“Che vado a fare a Venezia?”
Exit Magarìa